Karen Blixen è il più noto tra gli pseudonimi utilizzati nel corso della sua carriera dalla scrittrice danese Karen Christentze Dinesen. Autrice prolifica ed apprezzata in tutto il mondo, è stata più volte vicina a conquistare il Premio Nobel per la Letteratura ed alcuni dei suoi libri sono stati oggetto di una trasposizione cinematografica. In questa pagina scopriremo qualcosa di più sulla vita della Blixen, vedremo quali sono i suoi libri più importanti e cercheremo di capire come è riuscita ad ottenere il titolo nobiliare di baronessa.

La vita di Karen Blixen: dalla Danimarca al viaggio in Africa ed il titolo di baronessa

Karen Christentze Dinesen è nata il 17 aprile del 1885 a Rungsted, piccola località danese che si trova ad una trentina di chilometri più a nord di Copenaghen. Trascorre la sua infanzia nella bella casa di campagna insieme a due fratelli, a due sorelle, alla madre Ingeborg e al padre Wilhelm, proprietario terriero e politico a cui Karen era molto legata ma che si suicidò quando la futura scrittrice non aveva ancora compiuto i dieci anni. A partire dal 1903 Karen inizia a frequentare le accademie delle Belle Arti di Copenaghen e a viaggiare in altre città europee (tra cui anche Roma) e nel 1907, usando lo pseudonimo di Osceola, scrive i suoi primi racconti.

Alla fine del 1913 Karen parte per l’Africa insieme al suo fidanzato, il barone Bror von Blixen Finecke, che tra l’altro era suo cugino (nonché gemello di quello che era la sua vera fiamma, Hans). L’obiettivo del viaggio era quello di stabilirsi in una fattoria per poter vivere una nuova realtà, lontani dalla civiltà. Dopo poco tempo dal trasferimento, i due si sposarono a Mombasa, in Kenia: il matrimonio le fece acquistare non solo il cognome Blixen, ma anche il titolo nobiliare di baronessa. I coniugi acquistarono una piantagione di caffè nei pressi di Nairobi e vi si stabilirono. Il matrimonio però, non durò molto: nel 1925 i due divorziano e Karen continuò a dirigere da sola la piantagione, che purtroppo non riuscì mai davvero a decollare.

Il ritorno in Europa ed il successo come scrittrice

La crisi che ha colpito il mercato del caffè nel 1931 è la spallata finale che costringe Karen a chiudere l’attività e a tornare in Danimarca, spezzando quello strettissimo legame che si era creato con l’Africa. Durante la sua permanenza in Kenya Karen ha conosciuto Denis-Flinch Hatton, persona con cui condivideva svariati interessi, dalla passione per i safari a quella per la letteratura e la musica classica e che poi è diventato il suo compagno. Con il rientro in Europa la scrittura assume un ruolo centrale nella vita di Karen Blixen, sia come giornalista che, soprattutto, come autrice di romanzi. Il lavoro che la porta al successo è Sette storie gotiche, scritto nel 1934 sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen. Tre anni dopo è stato pubblicato quello che viene considerato il suo capolavoro, La mia Africa.

Il libro è una sorta di diario della sua esperienza in Kenya e non sarà l’unico lavoro dell’autrice legato alla lunga parentesi africana: nell’elenco delle opere ci sono infatti Ex Africa, una raccolta di poesie scritte nel 1915, e Lettere dall’Africa 1914-1931, pubblicato una ventina d’anni dopo la morte dell’autrice. Tra gli altri libri pubblicati è possibile citare Il matrimonio moderno (1923), La vendetta della verità (1926), Racconti d’inverno (1942), I vendicatori angelici (1944), Dagherrotipi (1951), Ultimi racconti (1957), Capricci del destino (1958), Ombre sull’erba (1960), Enthergard (1963), Carnevale e altri racconti postumi (1979).

Le trasposizioni cinematografiche dei suoi libri

Da due racconti di Capricci del destino sono stati tratti i film Il pranzo di Babette (1987, vincitore del premio Oscar come miglior film straniero), e Storia Immortale (1968). Dai romanzi Ehregard e La mia Africa sono stati tratti gli omonimi film, rispettivamente nel 1982 e nel 1985. Il film La mia Africa, diretto da Sydney Pollack, ha dominato l’edizione 1986 dei premi Oscar, portando a casa ben sette statuette. Gli ultimi anni di Karen Blixen non furono facili, condizionati pesantemente anche dalla sifilide: evidentemente il marito, che si mostrò ben presto infedele, non le passò solo il titolo di baronessa. La scrittrice è morta il 7 settembre del 1962 nella sua città natale, circondata dall’affetto dei suoi cari e degli amici di Heretica, la rivista con cui ha collaborato per anni. Nel 1981 la casa in Kenya è diventata un museo.