L’ippocastano è una pianta molto diffusa e coltivata nelle zone con clima temperato. Longeva, cresce anche nei terreni meno fertili e può tollerare le basse temperatura anche se soffre l’inquinamento atmosferico. Il suo frutto chiamato “castagna d’India” o “castagna matta” è molto simile a quello del castagno ma non è commestibile per l’uomo.

Dalla sua corteccia scura e liscia si estraggono due composti derivati dagli zuccheri: l’esculina e la frassina, un tannino e una resina, mentre dai semi si ricava l’escina. L’esculina è un glucoside che viene utilizzato in microbiologia per identificare alcune specie batteriche, in particolare gli enterococchi.

Proprietà dell’esculina

L’ippocastano è una pianta i cui principi attivi estratti dai semi e dalla corteccia vengono utilizzati per la possibile azione che può essere utile per aiutare a contrastare la ritenzione idrica, il gonfiore alle gambe, la cellulite ed eventuali disturbi legati alla circolazione tra cui le emorroidi. 

I semi dell’ippocastano contengono una miscela di saponine che prende il nome di “escina”, oltre che l’esculetina, flavonoidi, proantocianidine, amido e acidi grassi insaturi. L’escina, in particolare, rappresenta il principio attivo più importante che, insieme ai flavonoidi, può conferire all’ippocastano possibili proprietà antinfiammatorie naturali, antiossidanti e vasoprotettive, che possono essere utili in caso di problemi a carico della circolazione sanguigna e linfatica.

L’escina in combinazione con l’esculina può essere utile per aiutare a proteggere, decongestione e lenire eventuali problematiche a carico dei vasi sanguigni. Per via di queste possibili proprietà benefiche gli estratti dell’ippocastano trovano largo impiego nei trattamenti consigliati per aiutare a contrastare le emorroidi, patologie rettali come le ragadi.

L’esculina è un principio attivo che può aiutare a ridurre l’attività dell’elastasi e della ialuronidasi, due enzimi che attaccano i vasi indebolendone la struttura. Aiutando a ridurre l’attività di questi enzimi, i vasi possono riacquistare la propria resistenza e permeabilità. Gli estratti della pianta possono anche essere utilizzati per aiutare a contrastare le condizioni di insufficienza venosa e le sindromi flebitiche. 

Controindicazioni e possibili effetti indesiderati

In commercio si possono trovare diversi rimedi naturali a base di ippocastano che sembrano essere solitamente ben tollerati e che non sembrano avere particolari controindicazioni. Tuttavia, è possibile che si possano manifestare possibili effetti indesiderati a livello gastrointestinale come reflusso gastrico e nausea. 

L’applicazione di prodotti a base di ippocastano che contengono tra i principi attivi l’esculina, possono provocare prurito nelle zone più sensibili. L’utilizzo dell’ippocastano sembra essere controindicato in caso di allergia, in presenza di patologie renali, epatiche e se si assumono farmaci antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti. L’utilizzo in gravidanza e durante l’allattamento deve solamente avvenire su consiglio medico.

Si raccomanda prima di utilizzare qualsiasi prodotto a base di esculina e altri principi attivi estratti dalla pianta dell’ippocastano di chiedere sempre consiglio a un esperto e laddove necessario di associare l’utilizzo di terapie farmacologiche seguendo le prescrizioni del proprio medico.

Come viene utilizzata l’esculina in microbiologia?

La microbiologia è una branca della biologia che si occupa dello studio della struttura e delle funzioni dei microrganismi, ovvero di tutti quegli organismi viventi unicellulari, pluricellulari o acellulari che non sono visibili a occhio nudo come: batteri, alcune tipologie di funghi, lieviti, alghe, protozoi, virus e prioni.

I microrganismi che vengono studiati dalla microbiologia sono degli esseri viventi che appartengono a tutti i regni e comprendono anche elementi come i virus. Il test della “bile esculina” è un tipo di analisi che in microbiologia viene eseguito per differenziare gli enterococchi e gli streptococchi di gruppo D che sono tolleranti alla bile e possono  idrolizzare l’esculina in esculetina, dagli streptococchi di gruppo D che crescono male sulla bile.

Si tratta di un test veloce e di basso costo che sembra avere una buona sensibilità e specificità. Il test si basa sulla capacità di alcuni batteri, in particolare gli streptococchi del gruppo D e le specie enterococcus, di idrolizzare l’esculina in presenza di bile. Molti batteri sembrano essere in grado di idrolizzare l’esculina ma solo pochi riescono a farlo in presenza di bile.

L’esculina è un derivato cumarinico glicosidico le cui frazioni delle molecole che lo compongono sono collegate tra loro attraverso l’ossigeno. Per effettuare il test l’esculina è integrata in un mezzo che contiene il 4% dei sali biliari. I batteri positivi alla bile esculina possono crescere in presenza di sali biliari. L’idrolisi dell’esculina nel mezzo provoca la formazione del glucosio e un composto che si chiama esculetina.